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Il libro

Stiamo vivendo una delle migliori stagioni della nostra esistenza: quella del cambiamento. Adottando e promuovendo nuovi comportamenti possiamo curare le cause delle crisi. Guardiamo al futuro con un sorriso!

L’energia è la valuta del benessere

Negli ultimi due secoli l’energia fossile a basso prezzo non ha portato soltanto a un’esplosione demografica senza precedenti ma anche ad altri sviluppi preoccupanti come il consumo indiscriminato di risorse, l’estinzione di specie animali e vegetali, l’aumento di CO2 nell’aria, l’acidificazione degli oceani. Stiamo rapidamente raggiungendo i limiti del nostro pianeta. È il nostro istinto ad avvisarci che l’attuale strada è sbagliata.

Ma cosa possiamo fare per avere “un futuro con futuro”? È un’illusione sperare che le nuove tecnologie possano salvarci dai nostri comportamenti insostenibili: il cambiamento deve partire da noi. Solo così la tecnologia ci potrà aiutare a costruire il futuro che ci auguriamo.

“Smile Energy” non è certo un elenco di obblighi, bensì un invito a percepire la realtà in modo diverso. La svolta parte dall’energia, che dimostra di essere la vera valuta del benessere.

Norbert Lantschner è l’ideatore del progetto CasaClima, esperto internazionale di tematiche relative a sostenibilità, energia e clima ed è presidente della fondazione indipendente ClimAbita.

© Edition Raetia, Bolzano 2014

Prima edizione

Questo libro è stato realizzato utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili, ma non si esclude che possano essere presenti errori di contenuto. La casa editrice e l’autore non si assumono alcuna responsabilità per eventuali inesattezze.

Progetto grafico: Typoplus, Frangarto

Traduzione dal tedesco: Duccio Biasi, Cernusco Lombardone

Coordinamento, redazione e revisione: Cooperativa Ex Libris, Bolzano

ISBN print: 978-88.7283-513-5

ISBN ebook: 978-88-7283-516-6

Per consultare il nostro catalogo completo: www.raetia.com

Per domande e suggerimenti: info@raetia.com

Indice

Un invito

… non abbiamo imparato niente

Energia

La forza che muove tutto

Il Sole e il suo posto

La droga più potente del mondo

La rana e l’acqua bollente

Un breve viaggio nel tempo

All’inizio era il fuoco

L’attrazione magica del fuoco

Il fuoco doveva essere sottratto al genere umano

La più grande rivoluzione della storia dell’umanità

Una crisi energetica completamente ignorata

L’energia resta un bene raro

Sulla soglia di cambiamenti rivoluzionari

Energia e seduzione

Blackout

L’ingresso in un nuovo mondo

Il capitale energetico più grande

Come è nato l’oro nero?

La grande cesura nella nostra storia

Petrolio, capitale e potere

La prima guerra mondiale – Il petrolio svela la sua importanza

Un periodo di pace insicuro

Il cartello del petrolio – Un conglomerato di potere senza paragone

La seconda guerra mondiale – Sangue sul petrolio

Dopo la guerra nulla è cambiato

Il petrolio fa esplodere la crescita

La prima crisi petrolifera

La seconda crisi petrolifera

Le guerre del Golfo

Continuiamo a essere ingannati

Cosa ci aspetta?

Non lasciarsi distrarre

Meno petrolio più povertà?

La dittatura del mercato

L’energia rende ricchi e potenti

Non inseguire false alternative

Ma quale futuro!

Gas naturale, l’energia fossile “rispettabile” e apprezzata

Il mondo in frack(ing)

Le sabbie bituminose, la nuova Eldorado?

Il ritorno energetico

Energia atomica

Energia per l’Europa

Clima

Gli effetti del consumo di energia

L’uomo, artefice del clima

Stiamo surriscaldando la Terra

La metamorfosi dei mari

La sfida delle Nazioni Unite

Chi siede sul banco degli imputati nel processo sul cambiamento climatico?

Il tempo sta per scadere

Interventi chirurgici per salvare il clima

La lotta al cambiamento climatico che viene evitata è la più costosa

Vivere in un mondo più caldo

Gli spiriti che abbiamo invocato

Chi sono i custodi dello status quo?

Dal sapere al fare

Energia – Il cerchio si chiude

Noi, gli artefici del clima

Chiudere il vaso di Pandora

“Buen Vivir”

La trasformazione

Modificare la nostra visuale

La trasformazione sociale

La fine della grandezza

Le correzioni cosmetiche non sono sufficienti

Al lavoro!

Esempio: la Società a 2.000 watt

Esempio: “Cradle to Cradle”

Esempio: urban gardening

Esempio: minimalismo

Le strade verso un futuro sostenibile

Costruire e abitare

Un costruire consapevole è anche sostenibile

Sostenibilità urbana

L’Europa riconosce il valore strategico del settore edilizio

Il futuro inizia dal costruire

Trasporti e mobilità

Quali prospettive hanno i motori alternativi?

E quali prospettive hanno i biocarburanti?

Alimentazione e agricoltura

La carne mangerà la Terra?

L’India ha un modello di agricoltura che potrebbe nutrire il mondo?

Stili di vita: il futuro inizia ogni giorno

È concepibile la sufficienza in un mondo consumista?

L’emozione, una nuova energia?

CasaClima – Una rivoluzione dal basso

Per un futuro che abbia ancora un futuro

Non è l’ultima pagina

Bibliografia e fonti

Biografia dell’autore

La Fondazione ClimAbita

Un invito

Premessa

Questo saggio copre un arco di tempo lunghissimo che va dall’addomesticamento del fuoco allo sfruttamento dell’energia atomica. Al centro di ogni riflessione si trova l’energia, la forza che muove tutto e che ci accompagna costantemente, il più delle volte in modo invisibile, nelle varie tappe evolutive della nostra storia. Per millenni l’energia è stata a disposizione in scarse quantità, appena sufficienti alla nostra sopravvivenza. Questa condizione è cambiata radicalmente quando l’umanità ha scoperto le enormi ricchezze che si celavano sotto terra – carbone, petrolio e gas – e ha iniziato a sfruttarle. Senza queste fonti energetiche non sarebbe mai stata possibile l’industrializzazione.

Le nuove fonti di energia hanno spalancato di colpo le porte di un mondo di sogno e hanno prodotto benessere, lusso e abbondanza di beni – o meglio, l’hanno generato a beneficio solo di una piccola parte della popolazione mondiale. Tutto ruota attorno all’energia e chi la possiede acquisisce ricchezza ma soprattutto potere, un grandissimo potere.

Oggi però si moltiplicano i segnali che l’ubriacatura energetica si sta trasformando in un incubo, di cui sono responsabili in prevalenza i paesi industrializzati. Le conseguenze ecologiche e sociali di questa mostruosa fame di energia sono sempre più visibili.

Questa situazione è all’origine di una dialettica estremamente pericolosa. Da un lato c’è la lotta, già iniziata, per accaparrarsi le ultime risorse energetiche; dall’altro si sommano tutti gli errori commessi finora, che hanno portato alla più grave crisi su scala globale dalla comparsa dell’uomo sulla Terra. Già il nostro cuore e la nostra mente ci dicono che non possiamo andare avanti così, che non ne abbiamo la possibilità. Ma riusciremo a trovare il modo per convertirci da approfittatori e distruttori in architetti del mondo?

Stiamo percorrendo a grande velocità una strada che ci porterà a esaurire tutte le risorse della Terra. Perciò sarebbe intelligente spostare subito il piede dall’acceleratore e frenare. Presto dovremo riconoscere di non aver visto parecchi segnali di divieto e di pericolo, ma qua e là ci sono anche dei cartelli indicatori che suggeriscono nuove strade in grado di condurci fuori da una società basata sulla crescita illimitata. Come prima cosa dobbiamo impegnarci a comprendere che è necessario accettare che la Terra ha dei limiti.

L’ultima volta in cui l’uomo ha vissuto in modo sostenibile era quando si dedicava alla caccia e alla raccolta di frutti. Il passaggio all’agricoltura è stato il primo grande passo verso la civilizzazione della nostra storia, quello successivo è costituito dalla rivoluzione industriale. Ora abbiamo di fronte il terzo grande passo verso la civilizzazione. In quanto forza geologicamente più importante del sistema Terra non abbiamo alcuna alternativa se non elaborare una nuova visione del mondo.

Anche le pagine di questo libro contengono energia. È un’energia che ci dà il coraggio di accogliere i cambiamenti indispensabili a una cultura della sostenibilità. Un’energia che aiuta a predisporre l’“humus” dal quale possono germogliare comportamenti compatibili con la conservazione e l’evoluzione della vita sulla Terra.

Questo è lo spirito con cui ho scritto questo saggio. Confidando nel fatto che non prevarrà il pessimismo o la rassegnazione vi invito a intraprendere insieme a me un viaggio affascinante al cui termine – come spero – si verificherà un mutamento nelle nostre coscienze che si tradurrà in un nuovo modo di agire. Quando ci si accorge di aver preso il treno sbagliato, non serve a niente alzarsi in piedi e correre indietro. Si deve semplicemente scendere da quel treno.

Il nostro viaggio ci condurrà inizialmente nel passato, poi nel presente per provare infine a scrutare il futuro attraverso la sfera di cristallo. Non desideriamo un futuro che ci sorprenda, ma un futuro che tutti possiamo contribuire a creare. Perciò nell’ultima parte del libro sono indicate le prospettive e i percorsi attraverso cui potremo affrontare le sfide che ci permetteranno di dare un futuro al futuro.

È inevitabile :
se vogliamo arrestare la distruzione
della nostra Terra,
dobbiamo diventare più sostenibili
.

Osservare e capire a fondo

Fiducia e speranza

Muoversi e cambiare

Godere e vivere

… non abbiamo imparato niente

Un’introduzione

L’energia è la più grande delle ricchezze e la peggiore delle maledizioni. E tutti gli errori si sommano, tutte le crisi si fondono nella più grande crisi del secolo: il cambiamento climatico. Perché nessuno ci dice la verità? Sulle montagne dell’Hindukush si utilizzano eserciti per dare la caccia ai terroristi, in Libia un dittatore viene rimosso a forza di bombardamenti e in Iraq oltre 150.000 persone perdono la vita a causa dell’invasione delle forze armate degli Stati Uniti e del Regno Unito, sostenuti da una “coalizione di volenterosi”. Sui media non leggiamo niente a proposito delle vere ragioni di queste guerre, perché la maggior parte di essi preferisce dare credito alle motivazioni rese pubbliche dai governi. In poche parole, ci ingannano.

Nessuno fa caso a quanto siamo diventati dipendenti dal petrolio. Il petrolio è la peggiore droga del XXI secolo. Ogni giorno nel mondo consumiamo 88 milioni di barili di greggio. Dobbiamo provare a immaginarci questa quantità. Forse qualche volta, da qualche parte, abbiamo visto un barile di petrolio, che ha una capacità di 159 litri. Ma 88 milioni di barili è una quantità che va oltre ogni possibile immaginazione. Anche se calcoliamo che ogni giorno consumiamo 44 gigantesche petroliere piene fino all’orlo non riusciremo ancora a cogliere la portata di questo fenomeno. Anche il decorso di questa specie di tossicodipendenza è impressionante: durante la prima guerra mondiale all’umanità era sufficiente un milione di barili al giorno, alla fine della seconda guerra mondiale erano già diventati 6 milioni e nel 1973 erano necessari 50 milioni di barili al giorno. E nessuno si chiede da dove e in che modo arrivi questa droga.

In realtà siamo investiti continuamente da una grande quantità di informazioni ma sono solo pillole a proposito di conflitti e guerre, o informazioni frammentarie su catastrofi, cambiamenti climatici, distruzione delle foreste pluviali, carestie o scarsità di risorse. Nessun giornalista si sogna di annunciare: domani assaliremo quel Paese o quell’altro perché è molto ricco di petrolio. Perciò è importante stabilire delle connessioni. Se mettiamo l’uno accanto all’altro i singoli frammenti del flusso informativo otterremo immagini diverse rispetto a quelle che ci comunicano i notiziari flash. I centri del potere imperiale controllano le informazioni e le elaborano per i loro scopi. La storia è sempre stata scritta dai potenti. Quanto maggiore è il potere, tanto più scrupolosamente persegue i suoi interessi. E questo vale anche per una superpotenza che si riveste di democrazia ma cercherà di restare a ogni costo una superpotenza.

Che cosa rende una potenza una superpotenza? Un tempo a stabilirlo era la dimensione dell’esercito di schiavi, oggi sono gli “schiavi energetici” che sono racchiusi nel petrolio, nel gas o nel carbone. Questi schiavi sono incommensurabilmente più efficienti: non mangiano e non dormono, non hanno bisogno di ferie, non protestano mai e lavorano senza interruzioni. Gli ultimi secoli ci hanno fatto scoprire di quanta energia disporremo in futuro. In questo secolo il peso dell’energia aumenterà ancora di più, diventerà il fattore che decide ogni cosa. Perciò il nostro destino è strettamente legato alla soluzione delle problematiche energetiche.

L’ubriacatura energetica degli ultimi decenni ha completamente offuscato la nostra percezione dell’energia e della sua importanza. Eravamo concentrati sul consumo e sulla crescita, beni essenziali come il petrolio, e in seguito il gas, fluivano in abbondanza e a buon mercato. Il fatto che in questo modo alcuni accumulassero favolose ricchezze e un potere incredibile sfuggiva alla maggioranza di noi. Allo stesso modo eravamo ciechi di fronte alle macchinazioni ordite per procurarsi e garantirsi la disponibilità di queste materie prime fossili.

Un esempio eclatante è l’ultima guerra in Iraq (2003); una situazione in cui le amministrazioni Bush e Blair ci hanno ingannato con assoluta impudenza. L’allora presidente americano George W. Bush motivò la guerra soprattutto con la presunta minaccia costituita dalle armi di distruzione di massa in possesso di quello Stato e con i legami tra il dittatore Saddam Hussein e la rete terroristica Al Qaida. Il “disarmo dell’Iraq” sarebbe stato il modo per “salvare il mondo da una seria minaccia”, affermava Bush il 20 marzo 2003 durante un discorso tenuto all’inizio della guerra. Poco prima l’allora segretario di Stato americano Colin Powell aveva fornito al Consiglio di sicurezza dell’Onu le presunte prove delle intenzioni minacciose dell’Iraq. Servendosi di diapositive, riprese satellitari, nastri registrati e disegni aveva cercato di dimostrare che Baghdad era in procinto di procurarsi armi di distruzione di massa, intratteneva relazioni con organizzazioni terroristiche e ingannava sistematicamente gli ispettori dell’Onu che indagavano sugli armamenti. In seguito le prove si rivelarono false e nel giugno del 2004 una commissione d’inchiesta statunitense definì ampiamente infondate le motivazioni addotte per la guerra. Questa guerra fu dunque un’invasione dell’Iraq contraria al diritto internazionale, condotta dalle forze armate degli Stati Uniti e del Regno Unito e appoggiata da una cosiddetta “coalizione di volenterosi”.

In realtà la superpotenza aveva giocato bene le sue carte, perché l’affermazione incessante, in seguito dimostratasi falsa, che l’Iraq costituiva una minaccia per il popolo degli Stati Uniti, nonché l’instaurazione consapevole di un clima di terrore hanno fatto sì che alla fine una maggioranza schiacciante di cittadini americani si dichiarasse a favore di una guerra di aggressione contro l’Iraq. Le voci contrarie furono completamente isolate e il propagarsi di qualsiasi notizia di stampo differente fu impedito anche con il ricorso a mezzi militari.

La vera ragione dell’attacco, che costò ai cittadini americani circa 80 milioni di dollari, stava nell’enorme ricchezza di petrolio dell’Iraq. Questo Paese di quasi 30 milioni di abitanti dispone infatti delle terza più grande riserva petrolifera del mondo. Prima in questa classifica è l’Arabia Saudita, secondo l’Iran. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Opec (l’Organizzazione dei paesi petroliferi) il primo posto spetterebbe al Venezuela con i giacimenti più ricchi di petrolio, anche se in questo caso si tratta di idrocarburi pesanti. Il maggior Paese produttore di petrolio era, nel 2012, l’Arabia Saudita seguita dalla Russia e dagli Stati Uniti, mentre l’Iraq si collocava al decimo posto.

La circostanza che gli Stati Uniti abbiano in Arabia Saudita la loro base militare più grande fuori dai propri confini completa il quadro e chiarisce chi abbia il controllo della situazione. Il fatto che questa superpotenza persegua i propri interessi al di fuori delle regole del gioco democratico non ha più bisogno di essere dimostrato. All’insaputa dell’opinione pubblica agiscono apparati impenetrabili che dispongono di qualsiasi mezzo immaginabile. Raramente si giunge a un “incidente di percorso” come è avvenuto di recente con lo scandalo delle intercettazioni della Nsa. Tramite informazioni “addomesticate” l’opinione della collettività viene mantenuta sempre a favore della sua politica di potenza. Alla superpotenza spetta anche la leadership sugli avvenimenti e sugli sviluppi. Le multiformi tecniche finalizzate al conseguimento del consenso di massa sono ormai sperimentate da tempo. Già Hitler utilizzò metodi analoghi nel 1939, in occasione dell’aggressione alla Polonia: ai suoi comandanti in capo infatti spiegò: “La soluzione del conflitto avverrà attraverso un’adeguata propaganda. La credibilità in questo caso è di poca importanza, il diritto sta nella vittoria”. Di conseguenza impartì l’ordine di simulare un attentato alla stazione radio tedesca di Gleiwitz, presso il confine polacco, e di far credere che a compierlo fossero stati i polacchi. È rimasta agli atti anche una frase del comandante in capo del servizio di sicurezza Heydrich: “Una prova effettiva dei soprusi dei polacchi è indispensabile per la stampa straniera e per la propaganda tedesca”. Vedremo nel capitolo successivo che uscirono sconfitti dalla seconda guerra mondiale proprio quei paesi che non disponevano di fonti energetiche.

Oggi nessuno parla più di propaganda ma i metodi della manipolazione delle informazioni servono agli stessi scopi. L’esempio più recente è dato dalla crisi della Crimea. Proviamo a fare caso al discorso di Putin del marzo 2014 quando ha reintegrato la Crimea nell’impero russo e a ricordare le parole che pochi anni prima, durante la seconda guerra in Iraq, risuonavano per l’opinione pubblica.

Le potenze imperiali cercano di rafforzare il proprio potere, se possibile addirittura di ampliarlo. E questo è un fatto dimostrato. Oggi al centro dei giochi si trovano le risorse energetiche e soprattutto il petrolio, il lubrificante numero uno della società industrializzata. Il petrolio dà potere e induce i potenti ad abusarne.

Ma perché accade tutto questo? In primo luogo perché senza energia niente può funzionare. Abbiamo bisogno di energia per abitare, mangiare, muoverci e per tutti gli altri consumi. Abbiamo costruito la nostra civiltà sullo sfruttamento del petrolio e, in subordine, del gas e del carbone. Il petrolio ha però il ruolo principale perché è una materia prima che tutti vogliono o hanno bisogno di avere ma che diventa sempre più scarsa. A questo si aggiunge che le riserve di idrocarburi sono in possesso di un numero limitato di paesi. Perciò non serve una grande immaginazione per capire che chi ha il petrolio, ha anche il potere. E le grandi potenze si prendono il petrolio – anche utilizzando mezzi illegali – non solo per portarsi a casa il “bottino”, cioè ad esempio per far funzionare l’economia nazionale con l’energia che ne ricavano ma anche per assicurarsi le carte migliori nella lotta per il predominio su questo pianeta.

Proviamo ad aprire una carta geografica del pianeta e a tracciarvi sopra tre cerchi rossi: da una parte c’è l’America con circa 300 milioni di abitanti estremamente energivori che da tempo sul proprio territorio non hanno più quantità sufficienti di questa materia prima; poi abbiamo la Cina con circa 1,3 miliardi di individui, un Paese gigantesco dalla crescita economica straordinariamente rapida e dall’enorme fabbisogno di energia che deve importare. Infine abbiamo il colosso economico costituito dall’Europa con i suoi circa 500 milioni di abitanti, con un fabbisogno altrettanto elevato di energia e ugualmente dipendente dalle importazioni ma che è molto vicino alla Russia, Paese ricco di risorse energetiche, e al Medio Oriente, ricco di petrolio. Se Europa, Russia e Medio Oriente si unissero, quello che è l’impero al momento più importante avrebbe i giorni contati. Come riesce a evitare l’America un’ipotetica evoluzione così pericolosa per il suo potere? Per prima cosa la sua strategia consiste nel creare continuamente azioni destabilizzatrici e nel generare tensioni, secondo un motto ben sperimentato: divide et impera. L’impero non trae il potere solo dalla forza delle armi ma anche dalla manipolazione delle parole e ai suoi occhi, nel perseguimento dei propri interessi, il fine giustifica sempre i mezzi. La politica energetica è un tema centrale della sicurezza nazionale di tutti i paesi e noi ci troviamo in una fase di rivolgimenti geopolitici. Prendiamo ad esempio l’Europa, i cui unici pozzi petroliferi di rilievo si trovano nel Mare del Nord, divisi tra la Gran Bretagna e la Norvegia. Dal 2000 la produzione petrolifera si è fortemente ridimensionata in entrambi i paesi e tra pochi anni si esaurirà. Oggi l’Inghilterra è già un importatore netto di petrolio così come l’Indonesia, che in passato poteva contare su una buona capacità estrattiva ma dopo aver raggiunto il picco di estrazione ha visto la quantità di petrolio estratto diminuire costantemente. E poiché contemporaneamente la domanda interna continua a crescere, ecco che il Paese da esportatore si è trasformato in importatore.

Le riserve di petrolio diminuiscono costantemente sul pianeta e dato che il petrolio continua a essere la fonte energetica più importante del mondo stiamo entrando in una pericolosa spirale di guerre per l’energia. Ogni Paese industrializzato ha bisogno, per far funzionare la sua economia, di energia che deve essere disponibile in quantità sufficiente e a prezzi convenienti. Sono come le tessere di un puzzle, che messe insieme rivelano il vero motivo dell’aggressione all’Iraq.

Il cittadino comune non ha la minima consapevolezza che l’intero pianeta si muova verso una catastrofe economica inimmaginabile che non avrà eguali nella storia dell’umanità. La cosa interessante è che già nel 1976 l’allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ammoniva: “Dobbiamo prepararci a cambiare il nostro modo di vivere attuale. Questo cambiamento, se non sarà pianificato da noi stessi, ci verrà imposto dalle leggi inesorabili della natura e sarà accompagnato da caos e sofferenze”.

Per sfuggire a questa profezia dobbiamo imparare di nuovo, e nel tempo più breve possibile, qual è il significato dell’energia, che cos’è veramente l’energia o ancora meglio cosa può fare l’energia, in modo da capire il valore di quella che è la prima e la più importante delle materie prime. Altrimenti riusciremo a raggiungere lo stadio di sviluppo successivo con una quantità molto inferiore di energia e di materiali.

Proviamo a guardarci indietro. Aristotele formula il concetto di “energia” nell’ambito delle sue riflessioni sul divenire e definisce “enérgheia” la potenza realizzata, “l’attuazione di una potenza”. Il nostro immenso consumo energetico “attua” qualcosa, crea benessere e lusso, ma “attua” anche il cambiamento climatico, la cattiva qualità dell’aria, l’eccessivo sfruttamento ittico dei mari, l’estinzione delle specie viventi, la distruzione delle foreste pluviali, la perdita a livello globale dei terreni fertili e, ancora, la diseguaglianza sociale, la povertà e la fame.

Il consumo energetico mondiale nel 2012 era pari a circa 580 exajoule. Cosa ci viene in mente a proposito di questa quantità di energia? Probabilmente non molto, perché la prima cosa che ci viene da fare è cercare di ricordare con quanti zeri si scrive una cifra del genere. Esatto, sono 5,8 x 1020 joule. Un joule è l’energia che ci serve ad esempio per spostare di un metro una tavoletta di cioccolato (102 grammi). Ma come possiamo visualizzare mentalmente 580 exajoule? Se proviamo a convertirla in tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) questa quantità di energia corrisponde annualmente a 13,8 miliardi di Tep. Quest’ultima unità di misura è dunque meno astratta, per quanto sia anch’essa difficile da immaginare. Al contrario il linguaggio delle immagini ci aiuta a illustrare la nostra attività: ogni minuto l’intero pianeta consuma una quantità di energia che espressa in petrolio riempirebbe completamente 1.021.760 autocisterne. Mettendo tutti questi automezzi in fila uno dietro l’altro si otterrebbe una colonna lunga circa 20.435 chilometri, cioè mezza circonferenza terrestre. Questa energia utilizzata proviene quasi esclusivamente da fonti non rinnovabili.

Cosa c’è di fatale in questa gigantesca ubriacatura di energia? Che attraverso il carbone, il petrolio e il gas stiamo dissipando sempre più rapidamente, e in modo irreversibile, il capitale della Terra, con conseguenze sociali ed ecologiche pesanti. Non serve molta fantasia per capire che questa non è l’espressione di un comportamento sostenibile dell’umanità. Ma è anche un’insensatezza economica, perché se un’azienda distruggesse costantemente il proprio capitale in questo modo la sua bancarotta sarebbe inevitabile. La Terra non può dichiarare fallimento, ma il nostro comportamento ostinatamente non sostenibile non ci porterà alla rovina a causa della scarsità di risorse ma a causa dell’aggressione massiccia ai grandi ecosistemi della Terra come il clima, i mari, i boschi e il suolo per soddisfare la nostra insaziabile fame di energia.

Se vogliamo contrastare questo andamento dobbiamo sviluppare necessariamente una consapevolezza energetica a cui faccia seguito un comportamento pienamente responsabile. Che può essere dettato solo da un nuovo sistema di valori.

“Uno sviluppo economico durevole potrebbe fondarsi solo sul regolare apporto di energia fornita dai raggi del sole.”

Wilhelm Ostwald (1853-1932), chimico e filosofo, premio Nobel (1909)

“L’energia è un elemento importante per la promozione del benessere e per l’eliminazione della povertà.”

Jim Yong Kim, presidente del World Bank Group

“L’energia è un fattore fondamentale per il miglioramento della qualità della vita e per la crescita dell’economia.”

Columbia University’s Center on Global Energy Policy

“L’energia sposta i limiti del movimento dei beni e delle persone.
Senza l’energia non esisterebbe il commercio internazionale.”

Pascal Lamy, ex direttore generale World Trade Organization

Per quanto tempo potremo permetterci ancora il lusso di non insegnare l’energia in tutte le scuole?

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La forza che muove tutto

Provate a immaginare di alzarvi la mattina, come fate ogni giorno, di stirarvi le membra, di tirare le tende della camera da letto e… sentire che il respiro si blocca. Provate a spostare lo sguardo qua e là, come fate di solito, ma non vedete niente. È buio fitto. Non c’è più il mattino con il Sole che sorge ma un muro di oscurità. Non è un black-out elettrico, è che semplicemente il Sole non c’è più.

Nessun timore, è solo un piccolo gioco. Sappiamo che per almeno un paio di miliardi di anni il Sole non ci abbandonerà. Ma cosa accadrebbe senza questa stella splendente che emana un calore spaventoso da una distanza di 150 milioni di chilometri? Quali sarebbero le conseguenze se domani questa fonte di energia improvvisamente venisse a mancare?

Gli astrofisici hanno provato a calcolarlo: già solo ventiquattro ore senza il Sole farebbero raffreddare la Terra a una temperatura di meno 15 gradi Celsius. Dopo tre giorni la temperatura terrestre scenderebbe in media a meno 40 gradi e dopo cinque giorni saremmo già a meno 80 gradi. Dopo una settimana si raggiungerebbero i meno 173 gradi, ogni forma di vita sarebbe impietrita e si assisterebbe alla liquefazione dell’ossigeno.

Questa breve digressione nel campo della fisica ci porta a un punto cruciale: senza il flusso continuo di energia in arrivo dal Sole sulla Terra non può esserci alcuna forma di vita. In primavera godiamo dei suoi caldi raggi tenendo gli occhi chiusi e non c’è alcun rischio che interrompa la sua fornitura di calore o ci recapiti una bolletta.

Il Sole non dispensa solo un calore benefico al nostro corpo dopo i freddi giorni invernali ma riscalda anche il suolo, i mari e l’atmosfera. La sua energia determina il tempo atmosferico, condiziona il clima, causa la siccità e il gelo, scatena i venti che soffiano sulla Terra. Il Sole permette e conserva ogni forma di vita, è la fonte della vita.

La Terra ha bisogno di un anno per compiere la sua orbita intorno al Sole con un percorso di 940 milioni di chilometri. E ogni singolo “passo” della Terra è importante per conservare la vita come la conosciamo, con i ritmi del tempo atmosferico e delle stagioni. Ognuno di questi 940 milioni di chilometri che la Terra ogni anno compie intorno al Sole è essenziale per il mantenimento della vita sul nostro pianeta. Determinante è l’inclinazione dell’asse terrestre di 23 gradi rispetto al piano della sua orbita. Senza questa inclinazione le regioni equatoriali brucerebbero e quelle circumpolari sarebbero eternamente irrigidite sotto una coltre di ghiacci. Le scienze naturali moderne ci hanno permesso di comprendere più approfonditamente il firmamento con il suo grande fascino e di disporre di conoscenze complete sul nostro Sole. Oggi a proposito della nostra stella abbiamo informazioni che non abbiamo mai avuto durante tutta la nostra storia, ma il Sole resta comunque per noi ancora estraneo e forse più lontano di quello che era per i nostri progenitori, che gli assegnavano un posto importante nella vita quotidiana, nella fede, nella loro rappresentazione del mondo. Essi ne “sentivano” l’importanza, sentivano che il loro vivere e sopravvivere dipendeva dal Sole. Noi, al contrario, sappiamo tutto ma non sentiamo niente.

Oggi il sistema solare ha il suo posto nell’istruzione scolastica, schiacciato a forza tra contenuti che devono essere somministrati agli studenti sulla base dei relativi programmi. L’importanza del Sole viene messa sullo stesso piano del teorema di Pitagora. Una volta conclusa la formazione scolastica, tutto quel che si è imparato sul Sole viene rimosso come la maggior parte di quello che è stato riversato nelle teste degli allievi. Si dimenticano anche i numeri incomprensibili sulla quantità di energia che il Sole invia ogni anno sulla Terra, che ci si potrebbe immaginare come 35 milioni di miliardi di litri di petrolio o 350.000.000.000.000.000 di chilowattora. Ci resta impresso nella memoria solo ciò che è in grado di suscitare in noi delle emozioni e dunque di sicuro non dei numeri che, per di più, sono di difficile lettura. Anzi sarebbe il caso che in qualche modo la relazione tra Sole, Terra e vita ci venisse spiegata non solo tramite le parole ma che ci venisse permesso di coglierla in prima persona e di sentire questa unità.

Il Sole è la forza che muove tutto e noi abbiamo bisogno della sua energia per vivere. Se la sua disponibilità dovesse scarseggiare, risulterebbe sufficiente a malapena per sopravvivere. L’energia facilmente utilizzabile, invece, promette subito benessere e ricchezza.

La rivoluzione industriale sarebbe stata inconcepibile senza le riserve energetiche immagazzinate di cui disponiamo. Per il nostro attuale standard di vita dobbiamo ringraziare il fatto che milioni di anni fa l’energia del Sole è stata catturata e immagazzinata. È come se a nostro beneficio fosse stato aperto un immenso “conto solare” che da alcuni decenni abbiamo cominciato a dissipare consumando carbone, petrolio e gas in quantità enormi.

Ma da quando abbiamo iniziato ad attingere da questa ricchezza di energia senza paragoni – o almeno da quando ha iniziato a farlo una parte dell’umanità, dato che troppo spesso dimentichiamo che miliardi di persone non hanno neanche un pezzetto di questa torta energetica – abbiamo perso il senso e il sentimento dell’energia. La nostra ubriacatura energetica ha cancellato un patrimonio di esperienze che per quanto riguarda il nostro rapporto con l’energia abbracciava molte generazioni. Il suo posto è stato preso da nuove esperienze, come ad esempio la velocità. Premendo sul pedale dell’acceleratore scateniamo forze gigantesche che ci proiettano in avanti quasi come una freccia lungo una traiettoria. Il decollo di un aereo ci preme contro il sedile per portarci in brevissimo tempo in cielo come un uccello. Poco tempo fa tutto questo era possibile solo nel mondo dei sogni. Entriamo in un atrio, cerchiamo l’ascensore, premiamo un pulsante e veniamo sollevati all’istante fino a un piano qualsiasi. Quello che sentiamo è al massimo uno strappo ma dell’energia che ci solleva non percepiamo nessuna traccia. Ma anche esperienze meno spettacolari hanno plasmato i nostri comportamenti; ad esempio gli appartamenti riscaldati, in cui anche con temperature esterne inferiori allo zero possiamo svolgere le nostre attività anche con vestiti non particolarmente pesanti, senza preoccuparci in alcun modo del microclima interno. Non è passato molto tempo da quando nei mesi invernali solo in un ambiente in tutta la casa la temperatura veniva controllata, mentre le altre stanze restavano fredde. La ricerca, la preparazione, la conservazione e il riscaldamento del combustibile necessario costituivano un insieme di lavori fisici parecchio faticosi. Oggi tutte queste operazioni sono state in gran parte automatizzate e l’unico segno tangibile del collegamento alla rete del teleriscaldamento è il recapito a determinati intervalli di tempo della bolletta del riscaldamento. Nelle nostre case possiamo godere di un microclima interno piacevole, indipendentemente dal fatto che fuori ci sia il gelo o un caldo afoso, perché la tecnologia e l’energia provvedono alla compensazione necessaria. Ma ancora una volta dell’energia responsabile del nostro comfort non vediamo niente.

La disponibilità di energia facile e a buon mercato ci ha fatto dimenticare quale sia il suo significato. Tutte le generazioni che ci hanno preceduto – prima dell’ingresso nell’era dei combustibili fossili – hanno condotto un’esistenza caratterizzata da una grande scarsità di energia. Le uniche fonti energetiche degne di nota di cui l’umanità disponeva allora erano la forza muscolare e il legno. Ma anche queste, come la forza del vento o dell’acqua, sono da ricondurre al Sole. In questo caso il ruolo fondamentale è giocato dalle piante, che sono una fonte sia di nutrimento che di calore. In fin dei conti tutte le forme di vita dipendono da quello che le piante riescono a fare grazie all’energia solare. Esse costituiscono la base del nostro nutrimento e di quello degli animali. Ne abbiamo bisogno per il nostro apporto energetico quotidiano, per far funzionare il nostro metabolismo.

Sembra strano ma un tempo quando l’energia era scarsa gli uomini pregavano il Sole e oggi che siamo miracolati da una quantità abbondante di energia proveniente in qualche modo tutta dal Sole abbiamo ridotto l’importanza del Sole a un fattore di protezione da stampare sulle confezioni delle creme solari. Il Sole è diventato pericoloso, ammoniscono i medici: fa invecchiare la pelle prima del tempo e se lo si prende senza protezione può essere causa di tumori alla pelle.

Il Sole e il suo posto

Come già detto, il nostro rapporto con il Sole un tempo era diverso. Già prima che l’umanità fosse consapevole dell’evoluzione, del ciclo del carbonio e della fotosintesi, esisteva il presentimento che il Sole dovesse essere alla base della vita, che noi fossimo dipendenti da questa centrale energetica situata nel mezzo del cielo.

È stata dunque lunga la strada dal presentimento fino alla consapevolezza che la Terra non sia il centro dell’universo e che non lo sia neppure il nostro Sole. Nel frattempo abbiamo cominciato a capirne un po’ di più. Il Sole è certamente il centro del nostro sistema solare ma è solo una stella tra molte altre nella Via Lattea, la nostra galassia. E a sua volta la Via Lattea è solo una galassia tra molte altre nell’infinita estensione del cosmo. Sono circa 100 miliardi le stelle che si trovano all’interno della Via Lattea, la cui struttura piatta appare simile a un disco. Oggi grazie a innumerevoli fotografie stampate in eleganti volumi illustrati o presenti in un’infinità di siti internet possiamo osservare da vicino il Sole cogliendone in pieno il fascino. Quando non esistevano né i telescopi, né gli apparecchi fotografici il Sole aveva un posto nel cuore degli uomini, come testimoniano gli inni a lui dedicati in ogni epoca.

Il Sole è certamente la passione più antica dell’umanità. Ogni riferimento alla forza originaria e dispensatrice di vita della nostra stella principale è accompagnato da invocazioni liriche che come un filo rosso corrono dalla civiltà egizia fino all’Illuminismo e alla modernità.

Ancora prima della nascita delle grandi religioni monoteiste gli uomini svilupparono i primi culti del dio Sole. Akhenaton, un faraone egizio, regnò con il Sole dal 1350 al 1334 a. C. circa. Durante il suo dominio ventennale la preghiera al Sole della tradizione egizia subì un mutamento perché Akhenaton – noto anche come Amenofi IV – mise prepotentemente il Sole al centro della sfera religiosa. Il Grande inno ad Aton (cioè al Sole) di Akhenaton è concepito come una professione di fede piena di calore e di riconoscenza e inizia così:

Tu sorgi bello all’orizzonte del cielo

o Aton vivo, che hai dato inizio al vivere.

Quando ti levi all’orizzonte orientale

tutte le terre riempi della tua bellezza.

Tu sei bello, grande, splendente, eccelso in ogni paese

[…]

Come numerose sono le tue opere!

Esse sono inconoscibili al volto degli uomini,

tu Dio unico, al di fuori del quale nessuno esiste.

Tu hai creato la terra a tuo desiderio,

quando tu eri solo,

con gli uomini, il bestiame ed ogni animale selvatico,

e tutto quel che è sulla terra – e cammina sui suoi piedi – e tutto

quel che è nel cielo e vola sulle sue ali.1

Tremila anni prima che si sviluppassero le scienze naturali moderne questo faraone istituì dunque una sorta di dottrina di Stato secondo la quale tutto si muove intorno al Sole. In seguito autorizzò solo il culto monoteistico di Aton, divinità che era la personificazione del disco solare, sopprimendo tutti gli altri dei del pantheon egizio.

Se l’immagine copernicana del cosmo era ed è concepibile solo attraverso uno sforzo di astrazione razionale, il culto egizio del Sole offriva invece qualcosa di direttamente “esperibile”. L’Inno al Sole di Akhenaton esprime in forma poetica l’importanza fondamentale del Sole. “Mai prima di allora”, scrive Dieter Hildebrandt (“Die Sonne: Biographie unseres Sterns”), “una società era stata così vicina a sfruttare l’energia del Sole per il buon funzionamento del suo sistema politico”.

Secondo la visione di Akhenaton il Sole era il centro, “cosicché tutto, l’intera realtà visibile e invisibile, è riconducibile all’attività della luce e del tempo, e così del Sole”. Akhenaton riteneva di aver scoperto il principio fondamentale da cui nasceva, e ogni giorno rinasce, il mondo.

Ma il Sole riveste un ruolo fondamentale anche in altre civiltà del passato. I sumeri celebravano anch’essi il dio del Sole Utu. Presso i babilonesi corrispondeva al dio Shamash che ogni giorno faceva il suo ingresso in cielo e ai cui raggi nulla restava celato. Nell’antico Egitto Ra (detto anche Re o Re-Atum) era onorato come dio del Sole.

Nell’antica Grecia si venerava il dio del Sole Helios che percorreva ogni giorno il firmamento con il suo carro di fuoco. In ogni caso gli antichi greci non avevano a che fare con il Sole esclusivamente attraverso i miti, poiché da questo popolo provengono anche le prime riflessioni sul Sole in quanto oggetto fisico. Quella che è certamente la teoria più antica venne formulata da Senofane, che definiva il Sole una massa di vapori infuocati o una nuvola di fuoco, e dal filosofo presocratico Anassagora, che descriveva il Sole come una pietra incandescente. Posidonio, un altro filosofo greco, scriveva: “Il Sole illumina l’intero cosmo che è quasi infinito. Con la pienezza della sua forza soffia la vita nella terra […]”. Ma nonostante i filosofi greci riconoscessero l’importanza fondamentale del Sole per il mondo, in base a ciò che vedevano, lo ritenevano generalmente solo un piccolo corpo celeste. Per molto tempo fu considerato meno importante della Terra perché questa stava al centro del cosmo, circondata da altri corpi celesti. Claudio Tolomeo (ca. 75-170 d. C.) aveva cercato di condensare il moto dei pianeti in un’unica, complicata teoria. Secondo quest’ultima esistevano sette pianeti, inclusi il Sole e la Luna, che si muovevano attorno alla Terra. La Terra rimaneva “fissa” e il Sole una volta l’anno compiva un giro completo della sfera delle stelle fisse, che parevano essere appese proprio a questa sfera che ruotava quotidianamente avendo come centro proprio la Terra. Questa concezione del cosmo si tramandò immutata fino al XVI secolo, quando Niccolò Copernico pose il Sole al centro di tutto. Egli mise cioè in discussione la cosmologia geocentrica ribaltandola completamente: secondo lui era la Terra a girare attorno al Sole e non viceversa. Era una teoria ardita che fu resa pubblica nel 1543. La sua esattezza fu confermata poco tempo dopo da Giovanni Keplero che, basandosi sulle proprie osservazioni del pianeta Marte, dimostrò che i pianeti si muovevano attorno al Sole, lungo orbite ellittiche. Questo movimento influenza le stagioni che proprio per questo hanno durate differenti. All’inizio di gennaio si raggiunge la distanza minima tra la Terra e il Sole, mentre in luglio la Terra si allontana maggiormente dal Sole. Di conseguenza il periodo che intercorre tra l’inizio dell’autunno e quello della primavera è di 179 giorni, mentre quello dall’inizio della primavera all’inizio dell’autunno di 186 giorni. Pertanto l’estate dura sette giorni in più rispetto all’inverno, anche se considerando gli effetti del cambiamento climatico talvolta si ha una percezione diversa.

Il nostro modo tradizionale di rapportarci al Sole è cambiato quando abbiamo iniziato a esaminare la natura e a cercare di dare un ordine al cosmo. Abbiamo dunque elevato la scienza a nuova religione. Lo stupore, gli inni e le lodi sono stati sostituiti dalle analisi, dalle ipotesi e dagli esperimenti alla continua ricerca di prove. È innegabile che l’investigazione e lo studio della natura ci abbiano permesso di conoscere e applicare quei principi fondamentali grazie ai quali ci siamo liberati da un mondo in cui il capriccio delle divinità e dei demoni ci infondeva terrore e ansia. Un’eclissi di sole, ad esempio, nel passato era associata a cattivi presagi: la peste, la morte, il diavolo, la fine del mondo. Gli uomini attribuivano ogni sorta di effetti negativi al “sole nero”. Ed è comprensibile, perché lo spettacolo della natura è grandioso. Quando durante un’eclissi totale di Sole, la Luna copre il Sole – cioè si interpone tra quest’ultimo e la Terra, gettando la sua ombra su di noi – in pieno giorno brillano le stelle, la temperatura scende considerevolmente e gli animali ammutoliscono. Solo la scienza moderna ha potuto fare chiarezza su questo enigma spettacolare e spiegare che cosa fa splendere il Sole in maniera ininterrotta. Questa stella è una vera e propria centrale atomica che secondo stime attendibili fornirà energia alla Terra ancora per cinque miliardi di anni. Poi anche la fine del Sole si avvicinerà e sarà spettacolare. Prima si espanderà gradualmente fino a diventare una stella gigante, poi emetterà enormi quantità di materia e infine si raffredderà fino a diventare una modesta stella nana. Ma per noi questa non è una preoccupazione concreta. Quello su cui dovremmo riflettere, invece, è che gli incontestabili successi del pensiero razionale hanno dato origine a una sorta di certezza di riuscire ad assoggettare la natura; si manifestano in molte forme, sia attraverso l’arroganza che attraverso la sensazione di poter essere autosufficienti. Ci allontaniamo sempre più dalla natura e nel frattempo ci consideriamo come se fossimo al di fuori di essa, cioè la concepiamo come qualcosa di estraneo.

Allo stesso modo oggi vediamo anche il Sole con occhi diversi. Non abbiamo un rapporto di “empatia” con esso, ma lo consideriamo in prima battuta come un oggetto di ricerca scientifica. Da fonte di vita che dispensa luce e calore è diventato solo un gigantesco reattore atomico il cui processo di fusione prosegue da 4,6 miliardi di anni. Oggi sappiamo che ogni secondo vengono bruciate 700 milioni di tonnellate di idrogeno che si convertono in 695 milioni di tonnellate di elio. Questa fusione, a temperature intorno ai 15 milioni di gradi, libera energia. Sulla superficie solare si hanno costantemente temperature di circa 5.700 gradi Celsius. Da questa superficie, chiamata fotosfera, si irradiano nell’universo luce e calore. Per questo motivo il Sole perde ogni secondo una massa di 4 miliardi di chilogrammi. Ma può permetterselo, poiché contiene più del 99,8 % della massa del nostro sistema solare. Per raggiungere il volume del Sole ci vorrebbero 1,3 milioni di pianeti Terra, mentre la massa è pari a 332.830 volte quella del nostro pianeta.

Di tutto il calore e la luce che il Sole emette, quella che giunge a noi è solo una trascurabile frazione, sufficiente a creare un ambiente favorevole alla vita in ampie zone della Terra, dove l’acqua, come è noto, si presenta nei tre stati di aggregazione – solido, liquido e gassoso (cioè sotto forma di vapore). Se da qualche parte, nei recessi dell’universo, siano presenti condizioni ambientali analoghe in grado di permettere la vita umana è qualcosa che ignoriamo.

Quello che invece sappiamo bene è che l’intera potenza irradiata dal Sole sulla Terra ammonta a circa 174 petawatt (1 petawatt equivale a 1 biliardo di watt, cioè a 1015 watt). Per avere un termine di paragone, nel 2010 il fabbisogno energetico mondiale è stato di 140 petawattora. Il Sole, dunque, in un’ora invia sulla Terra appena un po’ più energia del fabbisogno annuo attuale dell’intera umanità.

1Traduzione di Domi Belloni tratta da Domi Belloni, A sua immagine